Pubblicato il Gen 14, 2019© RIPRODUZIONE Tiziana De Giorgio Repubblica.it
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Nella sua vita ha partecipato a più di diecimila cerimonie: funerali, battesimi, matrimoni, commemorazioni. Ha un centralino d’urgenza sempre attivo e la sua presenza spunta nelle foto di nozze o di esequie di vip e personaggi noti come Marta Marzotto, Franca Sozzani, Gianmarco Moratti e molti altri: era lui, pochi giorni fa, a suonare nella chiesa di Sant’Angelo per l’ultimo saluto. Brani di Morricone e tratti dalla Turandot, come avevano chiesto i parenti. «Aiuto le persone a vivere il rito: gli sposi che non sanno come muoversi sull’altare, i parenti di un defunto che spesso si chiedono: “Devo sedermi a destra o a sinistra della bara?”. Ma soprattutto, raccolgo i desideri delle famiglie e li metto in linea con le regole della chiesa».
Cristian Raimo è un “cerimonial planner”. Ha 45 anni, le dita sottili, un bon ton d’altri tempi.
È musicista, maestro di organo e compositore. E fin da ragazzino ha studiato la grammatica del rito sacro imparando a conoscere la liturgia. Uno che è stato chiamato a suonare durante le messe di cardinali come Tettamanzi, Scola e Martini. Che per anni ha organizzato le cerimonie della Questura e che fra i suoi interlocutori più frequenti ha il cerimoniere di Ratzinger. «Oggi il mio servizio a Milano è presente in 172 chiese», racconta seduto nel suo studio di via Petrarca, fra antichi spartiti, organi a canne, due pianoforti a mezza coda, uno nero e uno bianco. «Ma non mi chiamano solo personaggi famosi, sia chiaro: anche chi vive nelle case popolari ha il desiderio di dare dignità ai riti attraverso la musica. E a volte sono le persone più coinvolte».

La storia musicale (e imprenditoriale) di Raimo inizia fra Arma di Taggia e Parma, dove è cresciuto. La grancassa e i piatti suonati nella banda del paese da bambino, quando il direttore di un hotel lo ingaggia per intrattenere i clienti: «Avevo otto anni, prendevo 35mila lire all’ora, pagavo il gelato a tutti gli amici». Poi il Conservatorio per studiare organo e composizione: «In segreteria chiamavano le famiglie nobili che abitavano sulle colline di Langhirano, volevano che qualcuno suonasse per loro. “Chiama Raimo che organizza tutto”, rispondevano». Ma la sua storia è fatta anche di coincidenze: «Nel mio paesino ligure veniva il cardinal Martini e io avevo modo di pranzare con lui. Da lì è passato il maestro Luigi Molfino della Scala e del Pontificio istituto di musica sacra. Mi ha detto: “Se vieni a Milano ti do lezioni gratis per un anno”». A Milano si mantiene accudendo i figli di un avvocato molto noto: «Portavo fuori i figli, cucinavo per loro. E intanto studiavo». È qui che inizia a suonare l’organo nelle chiese. E suona talmente bene che un prete gli propone di essere stipendiato: «Sono stato uno dei pochissimi in Italia ad avere un contratto da organista.
Nel diritto canonico non esistono i contratti». Suona tutte le domeniche, a tutte le messe.
Festività, matrimoni, funerali.
«Mi sono accorto che nelle chiese c’era un grandissimo bisogno di musica, non di strimpellatori della domenica. E questa cosa la diocesi me l’ha riconosciuta tanto da mandarmi ad Assisi e poi a Roma per specializzarmi e fare esperienza di liturgia, fatta come voleva Giovanni Paolo II». Da tutto questo nasce la figura del “cerimonial planner”: «Una sorta di coordinatore che organizza il cerimoniale in chiesa e protegge l’altare dalla parte imprenditoriale come le pompe funebri». Solo chi conosce bene la liturgia sa cosa si può suonare e cosa no, e soprattutto in quale momento.
«La gente purtroppo riceve tanti rifiuti perché i preti non ne possono più di ricevere richieste assurde». E quindi, chi vuole omaggiare un proprio caro con un brano di Ludovico Einaudi, che non rientra nel repertorio canonico, può chiederlo.
Toccherà a Raimo interpretarlo nel momento giusto: in un contesto liturgico o se non è possibile extraliturgico. «Se un prete ha quattro parrocchie è pieno di matrimoni, battesimi, funerali, cerimonie. Fanno fatica a stare dietro a tutto. Per questo hanno bisogno di me».
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